“Ad un primo sguardo, l’amplesso e le dimensioni smisurate degli organi genitali sembrano l’unico ‘soggetto’ delle stampe “shunga”.
L’aspetto erotico era importante a più livelli: per stimolare i sensi ed intrattenere, ed anche – forse sorprendentemente – per educare le giovani donne alla vita sessuale.
La scena dell’amplesso, certo, attirava l’ attenzione degli acquirenti delle stampe del tempo, tanto quanto oggi quella dei visitatori. È comunque molto interessante dedicarsi ai dettagli oltre l’Eros, ai piccoli elementi di cornice, vero messaggio del pittore.
Gli shunga, infatti, regalano uno sguardo sulla società giapponese di quel periodo: i volti, il kimono, i mobili, il rito del tè, lo scorrere delle stagioni, i paesaggi. Sono dettagli che permettono di cogliere aspetti di una borghesia ricca e desiderosa di godersi la vita, su molti fronti.
Alle volte gli shunga mostrano anche ambienti domestici e familiari, ma per lo più è il mondo della ricca borghesia ad essere rappresentato, la vita mondana, e con lei gli interni delle “case verdi”, le case a pagamento delle “geishe” e delle “oiran”, molto pulite, eleganti e curate”. Arte e Eros nel Giappone del Periodo Edo
“Quando il caos aveva cominciato a condensarsi, ma la forza e la forma non si erano manifestate, niente aveva un nome e niente era ancora fatto. Chi poteva sapere che aspetto avrebbe assunto? Tuttavia il cielo e la terra si divisero, e gli dei cominciarono ad operare. […] Gli dei celesti comandarono alla coppia Izanagi e Izanami di creare, consolidare e far vivere la terra galleggiante del Giappone. Consegnarono una lancia e con essa mescolarono. Essi agitarono l’acqua del mare finché divenne densa, poi sollevarono la lancia, e l’acqua che gocciolava [rappresentazione dell’eiaculazione, ndr] divenne un’isola. […]
Izanagi chiese a Izanami: Com’e fatto il tuo corpo?
Ella rispose: Il mio corpo cresce rigoglioso, ma una sua parte non cresce.
Izanagi le disse: Anche il mio corpo cresce, ma c’e una parte che cresce in eccesso. Pertanto, mi sembra giusto introdurre la parte del mio corpo in eccesso nella parte del tuo corpo che non cresce, e cosi generare territori.
Izanami rispose: Sono d’accordo.”
Futo no Yasumaro, Kojiki, 1
«Canaglia di un prete che non sono altro,
sempre a cantare la mia “Canzoncina d’amore”;
sempre ebbro di vino e di piacere,/ ubriaco di poesia.
Alle ortiche il bacolo da abate,
lo rendo al tempio;
preferisco il mio flauto, se pure non molti
ne riconoscono il timbro».
Nuvole Vaganti – Ikkyu Sojun
«A questo rinsecchito albero e nudo
sei una nuova primavera:
con rigoglio di fronde esplosione di fiori
la promessa antica si invera.
Dovessi mai della tua generosità
dimenticare la festa.
Possa io nei secoli dei secoli
rinascere bestia».
Nuvole Vaganti – Ikkyu Sojun
“Con il nome di Loto d’oro si indicano i piedi deformati delle donne. Dopo una fasciatura del piede, quest’ultimo assumeva una forma a mezzaluna e una dimensione massima dai 7 ai 12 cm di lunghezza.
Secondo la leggenda, la pratica del Loto d’oro sorse intorno al 900 d.C. da una concubina imperiale. Per accaparrarsi il favore dell’imperatore si era fasciata i piedi con lunghe fasce di seta bianca per poi danzare la Danza della luna sul fiore del Loto.
Questa pratica era in auge durante le dinastie Ming e Qing e poi è gradualmente scomparsa nella prima metà del XX secolo”.